La Posta investe nel carbone vegetale

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Trucioli di legno

Trucioli di legno

La Posta investe nel carbone vegetale

Esattamente un anno fa la Posta ha deciso di puntare ancora più in alto, rafforzando i suoi ambiziosi obiettivi climatici ed energetici. In questo contesto, hanno la massima priorità le misure volte a evitare le emissioni di CO2. A partire dal 2030 la Posta mira inoltre a neutralizzare le emissioni residue, rimuovendole dall’atmosfera e immagazzinandole in modo duraturo. Per questo motivo, lo scorso anno l’azienda ha fondato la società affiliata CDR SA (Carbon Dioxide Removal) con l’obiettivo di riuscire nel suo intento, creando un portafoglio di misure quanto più possibile variegato.

Quale azienda parastatale, la Posta vuole assumere un ruolo pionieristico in materia di tutela del clima. In tal senso, lo scorso anno si è prefissata l’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica delle attività proprie a partire dal 2030 ed emissioni nette pari a zero lungo l’intera catena di creazione del valore dal 2040. Nei mesi scorsi l’azienda ha gettato le basi necessarie e definito tutta una serie di misure orientate al futuro che da qui al 2040 le permetteranno di evitare circa il 90% delle sue emissioni, eliminando nuovamente dall’atmosfera e immagazzinando a lungo termine quelle residue. Al momento, le possibilità legate a un adeguato livello di maturità e in grado di rimuovere in modo permanente il CO2 dall’atmosfera sono ancora molto poche. Inkoh AG, azienda svizzera con sede a Landquart, è stata una delle prime a sviluppare tecnologie di questo tipo con cui produrre carbone vegetale di alta qualità a partire dalla biomassa.

La Posta si impegna per la tutela del clima

La Posta ha un’enorme responsabilità nei confronti delle persone e dell’ambiente e si impegna da decenni per favorire uno sviluppo sostenibile, concentrandosi in modo significativo sulla protezione del clima e la prevenzione delle emissioni di CO2. Essendo una delle principali aziende nel settore della logistica e dei trasporti, la Posta genera circa l’1% di tutte le emissioni di CO2 della Svizzera e, quindi, può influire in maniera determinante per cambiare le cose in questo contesto. Recentemente, la Science Based Targets initiative (SBTi) ha esaminato e approvato l’obiettivo della Posta e l’approccio scelto dall’azienda in base a principi scientificamente fondati, lanciando un segnale importante per l’attuazione delle diverse misure.

Un portafoglio di metodi «naturali»

Secondo i calcoli attuali, per raggiungere i sui obiettivi climatici, la Posta dovrà affrontare la sfida di rimuovere ogni anno, a partire dal 2030, 124’000 tonnellate di emissioni CO2 residue dall’atmosfera. Ecco perché l’azienda ha incaricato la CDR SA di sviluppare un ampio portafoglio di progetti volti alla riduzione delle emissioni di CO2. Al momento, oltre a una gestione forestale sostenibile, al centro dell’attenzione c’è anche un altro metodo naturale, ovvero il carbone vegetale, che ha dimostrato di essere un ottimo «accumulatore» di CO2. «Abbiamo esaminato tutta una serie di possibilità. Il carbone vegetale ci ha convinto per la sua capacità di immagazzinare il CO2 in modo permanente e per il fatto di essere relativamente semplice da reperire», afferma Philipp Mäder, direttore di CDR SA. Tuttavia, in tema di neutralizzazione del CO2, c’è ancora molto da chiarire e definire. È anche per questo che la Posta non intende neutralizzare tutte le sue emissioni residue adottando esclusivamente il carbone vegetale e, in tal senso, a giugno 2023 ha siglato un contratto d’acquisto con un proprietario di foreste della vicina Germania e acquisito un’area forestale di circa 2400 ettari in Turingia. La Posta desidera quindi investire in una gestione fore-stale sostenibile, in quanto foreste ben gestite permettono di eliminare CO2 dall’atmosfera attraverso la crescita della vegetazione. Inoltre, utilizzando in modo adeguato la biomassa, è possibile immagazzinare a lungo questo CO2.

Cavoli vegetali

Il carbone vegetale immagazzina il carbonio in modo permanente

Sfruttando una tecnologia innovativa, Inkoh AG ha sviluppato un processo ottimale per produrre carbone vegetale di alta qualità, che ha dimostrato la sua efficacia in numerosi tipi di impiego. Per ottenerlo, questa azienda svizzera usa esclusivamente residui di legno non trattati provenienti dalle foreste elvetiche, che vengono riscaldati a una temperatura di almeno 400 gradi, in assenza di ossigeno, nel quadro di un processo di pirolisi. In questo modo il carbonio contenuto nel legno viene fissato in modo permanente nel carbone. Una tonnellata di carbone vegetale, prodotta a partire da tre tonnellate di trucioli di legno, può immagazzinare da tre e a tre tonnellate e mezzo di CO2. La percentuale di carbonio di elevata purezza contenuta nel prodotto finale del processo di pirolisi, ovvero nel carbone vegetale, è pari a circa il 90%. L’impianto di pirolisi di Maienfeld permette di produrre 400 tonnellate di carbone all’anno e da qui al 2030 è prevista la creazione di altri impianti simili in circa 20 ubicazioni in Svizzera e all’estero.

L’incredibile varietà del carbone vegetale

Grazie alle sue particolari proprietà, il carbone vegetale si presta a numerosi usi e viene utilizzato come materia prima per numerosi prodotti ecologici, soprattutto nel settore agricolo. Incorporato nel suolo, il carbone vegetale ne migliora la fertilità e favorisce la formazione dell’humus. Agendo come una spugna, il carbone è in grado di assorbire acqua e sostanze nutritive per metterle a disposizione delle piante in periodi di siccità o quando queste ne hanno bisogno. Unito al mangime per gli animali, il carbone vegetale ha un effetto particolarmente benefico sulla loro salute e sul loro processo di digestione. Esso, inoltre, presenta un grande potenziale di utilizzo anche nel settore della produzione di calcestruzzo. Grazie all’aggiunta di carbone vegetale, infatti, il calcestruzzo ecologico KLARK può immagazzinare carbonio, senza nulla togliere alla qualità della lavorazione e all’affidabilità di questo materiale. A essere molto promettente è anche l’impiego come carbone attivo negli impianti di depurazione. I risultati degli studi dimostrano che il carbone vegetale ha una capacità di assorbimento migliore rispetto al carbone attivo tradizionale, che spesso viene importato. In più, Gion Willi, direttore di Inkoh AG, crede che vi siano tante altre possibilità di utilizzo ancora inesplorate.

I vantaggi climatici del carbone vegetale

Immagazzinando in modo permanente il carbonio contenuto nel legno, il carbone vegetale è un importante pozzo di CO2. «Il carbone vegetale può contribuire in modo significativo al raggiungimento dei nostri obiettivi climatici», afferma Gion Willi, direttore di Inkoh AG. Per riuscirci, è importante utilizzare del legno puro e non trattato e assicurarsi che l’elevata qualità del carbone vegetale non venga alterata durante il processo di pirolisi. Utilizzato in modo adeguato, ad esempio nell’agricoltura o in materiali edili particolarmente longevi, il carbonio resta immagazzinato in questo carbone in modo permanente. Sebbene queste proprietà non siano stato ancora appurate dal punto di vista scientifico, oggi il carbone vegetale è considerato anche una soluzione che permette di migliorare la qualità del suolo e che aiuta a ridurre l’impiego di risorse idriche. Esso consente, inoltre, di produrre localmente un materiale di grande valore come il carbone attivo, riducendo così anche la dipendenza dalle importazioni estere.

Ecco come la Posta investe nel carbone vegetale

La Posta investe nel carbone vegetale acquisendo certificati CO2 dal suo partner di progetto First Climate. Con i suoi 25 anni di esperienza nell’attuazione di progetti di tutela del clima, questa organizzazione aiuta produttori di carbone vegetale di tutto il mondo a registrare i loro progetti presso organismi di certificazione competenti occupandosi, inoltre, di verificare e monitorare regolarmente la reale capacità di riduzione del CO2 del carbone vegetale. First Climate è responsabile anche della commercializzazione dei certificati per la riduzione del CO2 derivanti dal progetto. «L’impegno a lungo termine di aziende come la Posta è di fondamentale importanza, perché è solo grazie ad aiuti di questo tipo che sarà possibile continuare a sviluppare e studiare nuove tecnologie di tutela del clima come il carbone vegetale. La Posta è un’azienda parastatale che gode di un’ottima reputazione e ha una presenza capillare. Dando l’esempio, lancia un segnale chiaro alle altre aziende che, a loro volta, si impegnano in progetti dedicati alla causa ambientale», spiega Nino Berta, Head of Technical Removal Solutions presso First Climate.

I criteri per la certificazione del carbone vegetale

Partendo dalle attuali conoscenze scientifiche e conformemente alla norma ISO, First Climate ha sviluppato un metodo che permette di misurare il potenziale di tutela del clima del carbone vegetale, rendendo il suo utilizzo trasparente e verificabile in base a una serie di criteri e requisiti applicabili ai progetti. Inkoh AG soddisfa gli elevanti standard di First Climate ed è certificata secondo l’European Biochar Certificate (EBC), garanzia della massima qualità.

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