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Quando siamo disposti a dare fiducia? Perché anche in futuro rafforzeremo il rapporto tra le persone.
Il progresso tecnologico permea la nostra realtà: le aziende digitalizzano le proprie offerte e sempre più macchine interagiscono con la nostra vita quotidiana. Sembra che nei confronti della tecnologia vi sia una fiducia incondizionata. Ma è davvero così in qualsiasi situazione? O anche le macchine hanno dei limiti? Perché il rapporto umano a volte è irrinunciabile?
Gli esperti sono unanimi nell’affermare che le aziende che offrono servizi complessi non devono sostituire i propri collaboratori con le macchine. È infatti un bisogno fondamentale dell’uomo interagire con un interlocutore reale e farsi consigliare da lui. Soprattutto quando siamo disorientati e siamo alla ricerca di una soluzione. Come si spiega questo comportamento? E perché noi della Posta ci occupiamo di questi temi?
Affidabilità, sincerità, dialogo
Quale ruolo assume la fiducia nella nostra vita, come nasce e quali differenze ci sono tra la fiducia in una macchina e quella in una persona? Stephan Sigrist, fondatore e direttore del think tank svizzero W.I.R.E., spiega: «La fiducia è e diventa sempre più una risorsa chiave nella digitalizzazione. La letteratura specializzata descrive solitamente la fiducia con gli elementi affidabilità, sincerità e dialogo». Questi elementi si riferiscono ai rapporti tra persone, ma possono essere integrati anche nei processi digitalizzati.
L’essere umano ispira fiducia
Già oggi esistono molti esempi che mostrano come anche tra uomo e macchina possa nascere senza problemi un rapporto di fiducia: «Si pensi all’e-banking. La grande affidabilità fa sì che si possa rinunciare all’interazione umana per eseguire determinate transazioni. Le persone si fidano del sistema», spiega il futurologo Sigrist. Ma nessun processo digitale è facilmente riproducibile. Affinché la fiducia nelle macchine possa essere ulteriormente rinforzata, dobbiamo considerare un altro fattore: «Le tecnologie di oggi non possono ancora sostituirsi completamente a una consulenza personale. E questo risulta evidente con domande più complesse, alle quali non si può rispondere semplicemente con "sì" o "no"», aggiunge Sigrist. Per domande o problemi complessi molte persone preferiscono pertanto un rapporto personale con un interlocutore in carne e ossa.
Ci fidiamo di una persona come ci fidiamo di una macchina? O esistono delle differenze?
Thomas Baur
Non esiste quindi un modo giusto e uno sbagliato. La consulenza e le macchine dovranno completarsi a vicenda ed essere utilizzate in modo intelligente.
Stefan Sigrist
Per questo motivo anche in futuro il ruolo della sede fisica sarà rafforzato, continua Baur. «Negli ultimi anni abbiamo osservato un cambiamento nelle esigenze dei nostri clienti. Sempre più clienti si recano in filiale per una consulenza personale e sempre meno per transazioni semplici», spiega Baur. In ogni caso bisogna lasciare ai clienti la possibilità di poter scegliere se interagire con una persona o con una macchina. «Non esiste quindi un modo giusto e uno sbagliato. La consulenza e le macchine dovranno completarsi a vicenda ed essere utilizzate in modo intelligente».